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Questo percorso non è univoco, ogni volta (in ogni laboratorio OPEN SPACE) si faranno cose diverse perché a condurre i laboratori ci saranno persone diverse. Non c’è un filo conduttore, si toccano corde differenti, ognuno diverso, ma forse proprio per questo lo si può prendere come un percorso. -Francesca Mainetti guida del laboratorio L’AZIONE POETICA di sabato 1 luglio 2017-P
roprio adesso che abbiamo terminato il laboratorio mi è salita questa cosa bellissima che viene dall’infanzia: io abitavo in un quartiere come questo e ci inventavamo tutte queste cose, anche il teatro…è come se me lo fossi dimenticata e questa cosa che abbiamo fatto me lo avesse fatto tornare in mente…è bellissimo e ho i brividi nel dirlo. -Luisa partecipante al laboratorio L’AZIONE POETICA di sabato 1 luglio 2017-
Per me è stata una cosa divertente anche se ero l’unico bambino a partecipare, avrei preferito ci fossero più bambini. -Sami 10 anni partecipante al laboratorio L’AZIONE POETICA di sabato 1 luglio 2017-
Io ho voluto provare quest’esperienza anche con un occhio di ricerca perché facendo l’università mi piacerebbe in un futuro lavorativo portare il teatro nel museo in relazione alle opere d’arte e così ho voluto immergermi in questa esperienza per vedere come reagivano le persone nell’incontrarsi per la prima volta e nel seguire un percorso guidato e mi è piaciuto moltissimo nel senso che c’è questo incontro casuale tra le persone, alcuni non si conoscevano tra loro, altri sono intervenuti dopo. Mi è piaciuto perché il mio obiettivo è portare le performance al di fuori degli spazi.Andare in un posto nuovo generalmente mi crea ansia, ma in questa cosa che abbiamo fatto, interagendo coi vari elementi del parco, me l’ha reso più famigliare e quindi mi sono sentita a mio agio. -Michela partecipante al laboratorio L’AZIONE POETICA di sabato 1 luglio 2017-
Mi è piaciuto perché diventa la cifra della possibilità dell’andare contro l’anonimato al quale tante volte ci assuefacciamo che è quello della fatica di abitare i luoghi in cui viviamo… io non sono di qua, ma in generale la città tante volte diventa tante volte il luogo dell’anonimato in cui si fatica ad avvicinare l’altro, anche solo a fare un saluto. Per me questa è stata l’esperienza della possibilità di comprendere quante risorse abbiamo per poter entrare in comunicazione con l’altro e quindi anche piccole esperienze che attingono a linguaggi diversi, al movimento, un’idea, un’azione ti mettono in comunicazione con persone che se magari avessi incontrato sull’autobus non avrei neanche salutato. Quindi secondo me esperienze di questo genere rendono più coscienti del potere comunicativo che abbiamo e che possiamo sfruttare per rendere meno anonimi i luoghi in cui siamo di passaggio o, ancor di più, che magari abitiamo. E poi, secondo me, vivere un parco in una sera qualunque a me restituisce l’idea del… io sono vissuta e cresciuta in paese e davanti a casa mia c’era un parco giochi e quello era il luogo dell’incontro in cui si è cresciuti e credo che abbiamo bisogno anche di questo: di stare fuori con persone che pian piano ci diventano amiche e ci fanno sentire a casa. Quindi è stata un’esperienza positiva. C’è sempre la sfida di aprirsi all’altro, ma credo sia anche la misura del comprendere la bellezza della vita: più ci apriamo più capiamo che la vita è bella soprattutto se vissuta con gli altri. -Rossella partecipante al laboratorio L’AZIONE POETICA di sabato 1 luglio 2017-
Adesso, al giorno d’oggi, ci sono solo non-luoghi, nel senso che gli autogrill sono tutti uguali, ma anche i parchi sono tutti uguali, nel senso che ci non conosce questo, non c’è mai venuto, però quello che c’è sotto casa sua è identico a questo se vuoi nel senso che non hanno una connotazione, perciò diventa molto importante quello che tu fai in questi luoghi e come tu ti poni nei confronti di questi luoghi. La piazza è bella o brutta, ma cambia a seconda di quello che tu ci fai…siamo noi che decidiamo se quel posto è un posto. -Zeno partecipante al laboratorio L’AZIONE POETICA di sabato 1 luglio 2017-
Questa situazione di gioco per me facilita il tirare fuori le emozioni…io penso che noi esseri umani siamo tutti un po’ soli, soprattutto per come vanno le cose adesso e questa l’ho vissuta come una situazione che facilita tantissimo la comunicazione: diversamente non sarebbe stato così interessante se io avessi raccontato la mia storia, parlato delle mie cose…forse avrei anche annoiato, invece questa situazione per me è stata perfetta, è una cosa che facilita il mio stare meglio…mi fa stare meglio, non saprei dire altro. -Angela partecipante al laboratorio L’AZIONE POETICA di sabato 1 luglio 2017-
Quando io e mio fratello da ragazzi ci divertivamo a fare cabaret, nostra madre regolarmente ci diceva :<> (ndr. Siete andati a fare gli stupidotti?! in dialetto bresciano)… adesso, non abbiatene a male, ci divertivamo un sacco a fare gli stupidoc e a far divertire la gente saggia… è bello fare gli stupidoc, è una comunicazione con gli altri a volte anche molto più seria di quando gli declamo un pezzo triste. -Chicco partecipante al laboratorio L’AZIONE POETICA di sabato 1 luglio 2017-
A me piace molto fare teatro e improvvisare e il lavoro mi è piaciuto molto -Irene partecipante al laboratorio L’AZIONE POETICA di sabato 1 luglio 2017-
Noi siamo venuti perché volevamo fare un giretto non impegnativo e vi conosciamo e anche a noi piace fare queste “cavolate”, le facciamo spesso e abbiamo anche apprezzato anche il contesto: in effetti è bello interagire a partire anche da degli elementi del contesto…l’albero, la panchina, ecc. Le panchine sono un elemento d’arredo che sono versatili… non abbiamo visto la prima ora preparatoria, abbiamo visto la seconda ora di lavoro dalla quale si capiva che alle spalle c’era un lavoro serio, ben coordinato e il risultato era ben ritmato -Silvia e Antonio “spettatori” del laboratorio L’AZIONE POETICA di sabato 1 luglio 2017-
Dovreste organizzare ancora più cose, anche per stare assieme – Partecipante al laboratorio DALLA PAROLA SCRITTA ALLA PAROLA DETTA di domenica 9 luglio 2017 –
Fare teatro al parco mi piace per il fatto che è un ambiente che ti da tante possibilità in più, proprio fisicamente, per l’arredo urbano, gli alberi, l’erba, i vialetti. Poi il fatto di avere intorno delle persone, mette in campo delle energie che normalmente non sono in gioco – Zeno, partecipante al laboratorio DALLA PAROLA SCRITTA ALLA PAROLA DETTA di domenica 9 luglio 2017 –
Per me è importante che il teatro non stia “dentro”, sennò ci vanno solo quelli “intellettualoidi”, mentre il teatro ha bisogno di riscoprire le sue radici popolari, farsi vedere dalla gente e un parco è l’ideale. Mi piace anche l’intergenerazionale di questo laboratorio: piccoli, vecchi, mezzzani…mi piace tantissimo – Partecipante al laboratorio DALLA PAROLA SCRITTA ALLA PAROLA DETTA di domenica 9 luglio 2017 –
Stare in un parco intanto è mettersi in una situazione non protetta, perciò vuol dire che sei sotto gli occhi di chiunque ipoteticamente voglia volgere su di te lo sguardo. Devo dire che sono uscito da me, non troppo, però devo dire che è una cosa che mi ha dato di che pensare, che mi ha messo alla prova e mi ha fatto anche intravedere come devo cercare di instaurare un rapporto con questa città, che non è mia, che ancora non ho – Emilio, partecipante al laboratorio DALLA PAROLA SCRITTA ALLA PAROLA DETTA di domenica 9 luglio 2017 –
Secondo me il fatto di avere un gruppo così numeroso, senza conoscere nessuno dei partecipanti e per di più con l’incognita di farlo all’esterno…per me è stato proprio bello, nel senso che avete fatto delle cose bellissime. Ovviamente da dentro non hai la percezione di quello che fai, ma ci sono stati dei momenti molto belli. Se il lavoro era raccontare la periferia, insieme, questa cosa siamo riusciti a farla in una maniera molto leggera, però allo stesso tempo molto forte. Per esempio, quando camminavate lì sul prato era una cosa molto semplice, però io che vi osservavo da fuori trovavo una restituzione che era anche un po’ di isolamento, di solitudine e poi ho trovato bellissimo quando stavate facendo “vedo la terra”, questa descrizione della periferia, in cui anche un cassonetto diventava importante…vista da fuori sta marmaglia di persone, tutte scomode, che vedevano la periferia come se fosse la prima volta, che si entusiasmavano per un cassonetto, era proprio bello, perchè effettivamente in genere uno della periferia parla solo male. Sono molto contento di come andata, anche il fatto che siamo tutti diversi, qualcuno forse ha un po’ di esperienza, qualcuno no, mi sembra che sia scivolato via tutto quanto, ed è stato bello che ci fossero delle diversità nel dire e fare le cose – Gianluca De Col guida al laboratorio DALLA PAROLA SCRITTA ALLA PAROLA DETTA di domenica 9 luglio 2017 –
Oggi ci avete riunito e fatto sentire più vicini ed è stato bello, una cosa che non avrei mai pensato quando vi ho visto arrivare e mettere giù le cose qui nel parco – Alba, partecipante al laboratorio TUTTI POSSONO CANTARE di Sabato 23 Settembre 2017
Bello, originale, è stato un pomeriggio diverso, perché noi qui veniamo tutti i pomeriggi a chiacchierare, certe volte facciamo le feste di compleanno – Rosanna, partecipante al laboratorio TUTTI POSSONO CANTARE di Sabato 23 Settembre 2017
Questo parco lo viviamo sempre, abbiamo cominciato con i bambini piccoli e poi con i nipotini. A volte siamo anche venti persone, che abitiamo tutti qui nel vicinato. Avete avuto una bella idea proprio, a fare questa cosa qui – Lionella, partecipante al laboratorio TUTTI POSSONO CANTARE di Sabato 23 Settembre 2017
Mi è piaciuto molto cantare all’aria aperta, l’insegnante brava e simpatica e ci siamo sentite subito a nostro agio. E’ stato divertente – Letizia, partecipante al laboratorio TUTTI POSSONO CANTARE di Sabato 23 Settembre 2017
E’ un modo efficace per far vivere i luoghi. Il parco oggi è un luogo che sostituisce il cortile di una volta, dove i bambini giocavano e le mamme si parlavano; oggi il parco può diventare un grande cortile dove le anime si incontrano, gli sguardi si incrociano e di conseguenza diventa uno spazio dove fare delle cose, come il teatro. Del resto come quel detto se Maometto non va alla montagna, così se la gente non va a teatro è il teatro che va dalla gente e questo per me è una cosa molto interessante…le attività teatrali escono per andare a bussare a casa della gente – Abderrahim (Abdul) El Hadiri, guida al laboratorio RACCONTIAMOCI di Domenica 1 Ottobre 2017
Sono molto contenta di essere qui . I parchi non sono quasi più vissuti, o meglio non li vive più la gente di qua ma le persone arrivate da un’altra terra e quindi questa iniziativa di fare teatro nei parchi può essere un nuovo modo per vivere il parco – Elena, partecipante al laboratorio RACCONTIAMOCI di Domenica 1 Ottobre 2017
Io dovevo andare via presto, ma poi, dopo che abbiamo cominciato, non ho guardato più l’ora…voi proprio attirate, queste cosa nel parco è bellissima -Bruna, partecipante al laboratorio RACCONTIAMOCI di Domenica 1 Ottobre 2017